Lipedema e tessuto connettivo: come la fibrolisi aiuta la fascia

Cos’è il lipedema e perché riguarda il tessuto connettivo

Il lipedema è una malattia cronica del tessuto adiposo che colpisce quasi esclusivamente le donne, caratterizzata da un accumulo anomalo e doloroso di grasso nelle gambe e, talvolta, nelle braccia. Non è un semplice problema estetico né una forma di obesità localizzata: il lipedema è una vera e propria disfunzione del tessuto connettivo, che coinvolge la circolazione linfatica, il microcircolo e la struttura della fascia che riveste muscoli e organi.

Per comprendere davvero questa condizione, è necessario partire proprio da lì — dal sistema fasciale, quel reticolo di fibre di collagene che unisce cute, grasso e muscoli in un continuum elastico e dinamico. Quando questo equilibrio si altera, la pelle perde scorrevolezza, il tessuto si irrigidisce e la persona comincia a percepire dolore, gonfiore, pesantezza. Sono i primi segnali di un’alterazione profonda della matrice connettivale, spesso trascurata ma centrale nella comprensione del lipedema.

Com’è fatto il sistema fasciale e cosa succede nel lipedema

Secondo studi recenti, la fascia si compone di più livelli sovrapposti: la cute (epidermide e derma), l’ipoderma, che contiene due strati di tessuto adiposo – quello areolare e quello lamellare –, e infine le fasce superficiale e profonda, che avvolgono e separano i muscoli.

In condizioni normali, questi strati scorrono tra loro grazie a fibre di collagene elastiche, che consentono al muscolo di muoversi liberamente sotto la pelle.

Nel lipedema, però, le cellule adipose aumentano di volume e spingono verso l’alto la cute, mentre i setti connettivali si ispessiscono e perdono elasticità. Le fibre, da dritte, diventano rigide e retratte, creando un effetto di adesione tra la pelle e il muscolo. Questo irrigidimento, chiamato fibrosi, compromette la mobilità tissutale e riduce la funzionalità linfatica e venosa, con conseguenze evidenti: dolore al tatto, formazione di noduli, gonfiore e comparsa dei tipici avvallamenti cutanei a “buccia d’arancia”.

Perché il lipedema causa dolore e perdita di mobilità

Il dolore nel lipedema non deriva solo dall’aumento di volume delle gambe o dal peso del tessuto adiposo. Spesso, infatti, ad essere affette da lipedema sono anche donne e uomini normopeso. Si tratta piuttosto di un dolore di origine meccanica e infiammatoria, legato alla tensione costante che le fibre del tessuto connettivo esercitano sui nervi e sui vasi.

Quando il collagene si irrigidisce e le fasce perdono la loro capacità di scorrere, ogni movimento diventa uno stiramento continuo: la pelle “tira”, il muscolo si contrae in difesa, e anche un semplice gesto come alzarsi o camminare può diventare faticoso.

Le ricerche sul sistema fasciale dimostrano che questa retrazione non è solo superficiale: interessa anche la fascia profonda, la guaina che avvolge i muscoli. Quando la fascia si addensa o si incolla agli strati superiori, il corpo perde fluidità e la biomeccanica articolare si altera. Da qui derivano rigidità, dolore muscolare diffuso e un senso di affaticamento costante, spesso scambiato per stanchezza cronica o scarsa forma fisica.

In realtà, il problema è strutturale: la fibrosi fasciale limita la mobilità e amplifica la sensibilità nervosa, generando dolore anche al semplice tocco.

Come la fibrosi altera la circolazione linfatica e favorisce l’edema

Nel tessuto connettivo, la rete di fibre di collagene e la matrice extracellulare regolano non solo la meccanica dei movimenti, ma anche il passaggio dei liquidi interstiziali. Quando le fibre si ispessiscono e perdono elasticità, la circolazione linfatica si blocca: i liquidi ristagnano, i capillari si dilatano e si crea una condizione di edema cronico.

Studi recenti (Rutkowski, Chakraborty, Wolf, 2020-2021) mostrano che nel lipedema i vasi linfatici sono presenti ma poco efficienti: il flusso linfatico rallenta a causa della pressione del tessuto adiposo e della compressione dei setti fibrosi. Questa “stasi linfatica” contribuisce all’infiammazione tissutale e al dolore, generando un circolo vizioso difficile da interrompere.

La situazione è aggravata dalla fragilità capillare e dal continuo richiamo di liquidi nel tessuto, che peggiorano la sensazione di pesantezza e il gonfiore. In molti casi, la persona non riesce a distinguere dove finisce il dolore muscolare e dove inizia la tensione cutanea: il corpo diventa rigido, gonfio, immobile.

È in questa fase che la fisioterapia e la terapia manuale mirata al tessuto connettivo possono svolgere un ruolo fondamentale, non solo per ridurre l’edema, ma per restituire elasticità e movimento agli strati fasciali.

Come si può lavorare sul tessuto connettivo nel lipedema

Il trattamento del lipedema non può limitarsi a drenare i liquidi o ridurre il volume delle gambe: deve mirare a ripristinare la funzionalità del tessuto connettivo.

Il primo passo è comprendere che la fascia, quando diventa rigida e fibrotica, non risponde più alle tecniche superficiali. È necessario un lavoro graduale e profondo, capace di sciogliere le aderenze tra cute, fascia superficiale e fascia profonda.

Questo approccio richiede manualità esperta, conoscenza anatomica e sensibilità tattile. Il lavoro sul tessuto fasciale deve rispettare le linee di tensione del collagene e accompagnare la fibra verso la sua posizione fisiologica.

Nel lipedema, l’obiettivo non è “rompere” la fibrosi ma liberare il tessuto, rendendolo di nuovo mobile e capace di scorrere sul muscolo. Quando la fascia si ammorbidisce, il movimento articolare migliora, la circolazione venosa e linfatica riprende, e la sensazione di pesantezza si attenua. È in questa fase che la paziente recupera elasticità, leggerezza e una nuova percezione del proprio corpo.

Tecniche manuali e strumenti per migliorare la funzionalità fasciale nel lipedema

Tra le tecniche più efficaci per lavorare sulla fascia nel lipedema rientrano la fibrolisi, il massaggio connettivale profondo, la coppettazione e l’uso di pistole massaggianti. Tutti questi strumenti condividono un obiettivo: stimolare la rottura controllata delle aderenze e favorire la rigenerazione del collagene.

La fibrolisi, ad esempio, agisce con movimenti precisi e profondi che scollano i setti fibrosi e migliorano la mobilità tra gli strati. La coppetta, attraverso la suzione, solleva la cute e aumenta la vascolarizzazione locale, migliorando lo scorrimento dei piani fasciali. Le pistole massaggianti, se usate correttamente, stimolano la circolazione e decontraggono i muscoli, amplificando l’effetto drenante.

Questo tipo di lavoro, se integrato con una corretta idratazione e un’attività fisica dolce, può alleviare il dolore e favorire la riattivazione linfatica. Non si tratta solo di un beneficio estetico: la riduzione della rigidità fasciale migliora la postura, l’andatura e la qualità del movimento.

Ogni trattamento va personalizzato in base allo stadio e al tipo di lipedema, valutando le zone più fibrotiche, la tolleranza al dolore e la presenza di eventuali edemi secondari o pieghe cutanee, che devono essere sempre mantenute pulite e asciutte per evitare infezioni.

Il ruolo del sistema linfatico nel recupero del tessuto fasciale

Il sistema linfatico svolge un ruolo silenzioso ma essenziale nel mantenere la salute del tessuto connettivo. È il principale responsabile del drenaggio dei liquidi interstiziali e delle sostanze di scarto, oltre a regolare la risposta immunitaria e infiammatoria.

Nel lipedema, questo sistema entra in sofferenza: le fibre irrigidite e le cellule adipose ipertrofiche comprimono i vasi linfatici, riducendo la loro capacità di assorbimento. È come se la linfa non riuscisse più a “scorrere” tra le maglie del tessuto, generando una condizione di congestione cronica.

Studi recenti dimostrano che favorire la linfangiogenesi — cioè la crescita di nuovi capillari linfatici — può migliorare il metabolismo e ridurre l’infiammazione locale. In questo senso, ogni trattamento manuale o movimento che stimoli la fascia e la muscolatura profonda contribuisce a riattivare questo sistema.

Il movimento, infatti, è una forma di “pompa linfatica naturale”: la contrazione muscolare, unita a una respirazione diaframmatica lenta e profonda, aiuta la linfa a risalire verso il tronco. È per questo che nel percorso terapeutico del lipedema, la mobilizzazione delicata del corpo — anche solo attraverso esercizi di stretching o camminate in acqua — è una parte integrante della terapia.

Domande frequenti sul lipedema e il tessuto connettivo

Il lipedema si può eliminare con la dieta o l’attività fisica?

No, il lipedema non regredisce con la sola dieta o con l’esercizio fisico, perché non si tratta di un semplice accumulo di grasso. L’origine è multifattoriale e coinvolge il tessuto connettivo, la fascia e il sistema linfatico. 

Qual è il legame tra fascia e lipedema?

La fascia è la rete di tessuto connettivo che collega cute, grasso e muscoli. Nel lipedema, le fibre di collagene si ispessiscono e perdono elasticità, comprimendo vasi e nervi. Questa condizione causa fibrosi e stasi linfatica, due elementi centrali nel dolore e nella rigidità tipici del lipedema. Lavorare sulla fascia, con tecniche manuali o strumentali, aiuta a liberare le aderenze e a migliorare la funzionalità dei tessuti.

Esistono terapie manuali efficaci per il lipedema?

Sì. Il massaggio connettivale profondo, la fibrolisi, la coppettazione e la terapia fasciale sono approcci efficaci per migliorare la scorrevolezza del tessuto, ridurre la fibrosi e stimolare la circolazione linfatica. Queste tecniche, se eseguite da professionisti esperti, possono essere integrate a bendaggi, esercizi di respirazione e protocolli di riabilitazione personalizzati.

Posso avere il lipedema anche se sono magra?

Sì. Il lipedema non è legato al peso corporeo, ma a una disfunzione del tessuto adiposo e connettivo. Molte donne magre presentano lipedema agli arti inferiori o superiori, con gambe voluminose e doloranti a fronte di un tronco snello. In questi casi, la diagnosi è spesso più difficile perché il disturbo viene confuso con una semplice predisposizione genetica o con ritenzione idrica. Un esame clinico approfondito, associato a ecografia o valutazione fasciale, può chiarire la situazione e orientare verso un trattamento mirato.

Stella Maris Glowinski: la fibrolisi e il lavoro profondo sulla fascia nel trattamento del lipedema

La Fisio-massoterapista Stella Maris Glowinski ha sviluppato un metodo di lavoro centrato sul trattamento del tessuto connettivo nel lipedema. La sua pratica si basa su un approccio scientifico e rispettoso del corpo, fondato sull’ascolto, sulla conoscenza anatomica e sulla precisione manuale.

Al centro del suo metodo c’è la fibrolisi, una tecnica che permette di agire sia sulla fascia superficiale che su quella profonda, liberando le aderenze che si formano tra cute, strato adiposo e muscolo. Attraverso un lavoro mirato, Stella Maris Glowinski favorisce la rottura controllata delle fibre collagene ispessite, restituendo elasticità, scorrevolezza e armonia al tessuto.

Il suo obiettivo non è solo ridurre il dolore o migliorare l’aspetto delle gambe, ma ristabilire la mobilità fasciale e la funzionalità linfatica, migliorando la qualità del movimento e il benessere generale della persona. Ogni trattamento è personalizzato, calibrato sullo stadio del lipedema e sulla risposta del corpo.

Chi desidera intraprendere un percorso consapevole e profondo può prenotare unaconsulenza per il lipedema o richiedere una visita.

Cosa portarti a casa da questo articolo

Il lipedema è una condizione complessa che coinvolge il tessuto connettivo, la fascia e la circolazione linfatica, ma può essere affrontato con conoscenza e consapevolezza. Capire come funziona la fascia, perché si irrigidisce e come la fibrolisi aiuta a restituirle elasticità è il primo passo per ritrovare movimento e benessere. Prendersi cura del corpo significa anche ascoltarne i segnali più profondi: perché dietro la fibrosi e il dolore c’è sempre la possibilità di ritrovare equilibrio, leggerezza e fiducia nel proprio percorso di guarigione.


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Fonti

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  • Glowinski, S. M. (s.d.). – Esperienze e protocolli terapeutici sul lipedema.

Nota sull’affidabilità delle fonti

Le informazioni riportate in questo articolo sono basate su documenti clinici e divulgativi dedicati al lipedema, linee guida terapeutiche, esperienze professionali di Stella Maris Glowinski, masso-fisioterapista, e studi scientifici pubblicati su riviste internazionali. Questa selezione di fonti garantisce un contenuto aggiornato, accurato e validato da professionisti del settore.

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Lipedema: cos’è, sintomi, stadi e trattamenti